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Il nuovo piano sociosanitario del Veneto, che riorganizza il sistema sanitario e sociale con una prospettiva almeno quinquennale, è legge.

Il Consiglio regionale lo ha approvato mercoledì 20 giugno con i voti a favore del Pdl e della Lega (30). Contrari, invece, i consiglieri del Partito Democratico, di Italia dei Valori, Verso Nord, Federazione della Sinistra Veneta e Unione Nordest. Astenuti l'Udc e Giuseppe Bortolussi.

Tra le novità del nuovo piano, che sostituisce quello in vigore dal 1994, la previsione di ridurre le 21 aziende sanitarie territoriali attuali sulla base di un bacino di utenza ideale compreso tra 200-300 mila abitanti (fatte salve le specificità territoriali di montagna, laguna e Polesine), la nomina del direttore generale della sanità veneta affidata al Consiglio (ma su proposta del presidente della Giunta), l'incarico triennale (e non più quinquennale) e non rinnovabile dei direttori generali delle Ulss e della relativa terna di comando, la valutazione annuale del loro operato da parte di Giunta, Consiglio e sindaci, il potenziamento della figura del direttore sociale che assume anche la responsabilità di coordinare i servizi sanitari territoriali, l'obbligo della trasparenza di bilancio per le Ulss e tutti gli enti accreditati che godano dei finanziamenti regionali.

Novità anche per la nomina dei primari: i direttori generali dovranno rendere pubbliche le motivazioni di tali nomine e a fine incarico il loro operato dovrà essere valutato in base alle prestazioni erogate, alla valorizzazione dei collaboratori, alla soddisfazione degli utenti e al rispetto dei vincoli di budget. Oltre che ad elementi di 'governance' il piano contiene una nuova impostazione dei servizi di assistenza e di cura, che punta a ridurre il numero degli ospedali e dei posti letto e a potenziare la rete territoriale, facendo perno sui distretti (uno ogni 100 mila abitanti, fatte salve le specificità territoriali), sui medici di base associati in gruppo e su nuove strutture residenziali (ospedali di comunità, hospice, Rsa, centri diurni, comunità…).

Anche la rete degli ospedali viene riorganizzata sulla base dei diversi livelli di specializzazione e di intensità di cura: ai due poli di eccellenza di Padova e Verona, dove operano le aziende universitarie integrate con le rispettive Ulss cittadine, si affianca la rete degli ospedali territoriali, organizzati secondo il modello anglosassone "hub & spoke" (perno e raggi di una ruota).

Gli ospedali 'hub', collocati nei capoluoghi di provincia, sono tarati per assistere un milione di abitanti garantendo tutte le specialità di base e di media intensità, gli ospedali "spoke", con un bacino ideale di 200 mila abitanti, saranno dotati di pronto soccorso e specialità di base come chirurgia generale, medicina interna, oncologia, cardiologia con unità coronarica, ostetricia-ginecologia, pediatria, ortopedia, terapia intensiva, neurologia, urologia, psichiatria, geriatria e servizi di diagnosi e cura. Il numero dei posti letto per acuti scende a 3 per mille (l'indice nazionale è 4), quelli per riabilitazione e lungodegenza saranno 0,5 ogni mille abitanti e si individua un nuovo parametro di 1,2 posti letto ogni mille abitanti da ricavare in nuove strutture intermedie extraospedaliere. Le specialità di otorinolaringoiatria e di oculistica avranno invece, di norma, una dimensione sovraziendale.

Secondo le indicazioni del piano, l'ospedale "Santi Giovanni e Paolo" di Venezia sarà "ospedale di rete" e particolare riconoscimento è garantito a quei "presidi di rete" che sono punti di riferimento anche per pazienti delle regioni confinanti, come ad esempio Feltre. La rete ospedaliera su due livelli viene integrata da strutture "monospecialistiche per acuti", che potranno essere anche a gestione totalmente privata. L'attuazione del piano è ora affidato alla schede di programmazione ospedaliere e territoriali, che dovranno indicare, azienda per azienda, numero e organizzazione dei presidi, specialità, reparti, posti letto, day-hospital, strutture intermedie e servizi ambulatoriali. La Giunta dovrà presentare le schede entro gennaio 2013 e sottoporle al parere obbligatorio e vincolante della commissione, che avrà quindi ampio margine di intervento.

le dichiarazioni di voto

20 giugno 2012 - "Il nodo più complesso - ha affermato Gustavo Franchetto capogruppo dell'Idv - rimane quello delle liste d'attesa per le visite specialistiche, lunghissime nelle strutture pubbliche, brevissime in quelle private, e delle liste d'attesa per accedere ai centri che accolgono i cittadini affetti da malattie invalidanti come l'Alzheimer". "Di questi problemi e delle proposte per risolverli - ha aggiunto - nel piano non ci sono tracce apprezzabili visto che tutto è stato ridotto ad un ordine del giorno. Franchetto si è poi soffermato sulla necessità di dare garanzie alla salvaguardia degli ospedali per acuti, garanzie che, suo giudizio, nel piano non sono sufficientemente certe. "In conclusione - ha detto - il nostro voto è contrario augurando al Presidente Zaia, in qualità di 'direttore d'orchestra' in questa occasione per la verità un po' distratto, di avere, in futuro, l'occasione di dirigere opere migliori".

Mariangelo Foggiatoconsigliere di Unione Nordest ha osservato, riferendosi alle dichiarazioni del Presidente Zaia, che "non necessariamente un piano nuovo deve essere anche buono se no corregge le storture dell'esistente". "Il Veneto - ha affermato - oggi chiede continuità dei servizi con precise garanzie soprattutto rispetto alle liste d'attesa e da questo punto di vista bisognerebbe fare maggiore chiarezza sulle prestazioni private dei medici che operano nel servizio pubblico. C'è poi il problema dei pronto soccorso che in alcuni ospedali sono gironi danteschi". "Credo - ha concluso Foggiato - che le eccellenze concentrate in pochi e grandi centri superspecializzati (di serie A) non devono abbagliare distraendo dalla continuità dei servizi sanitari omogenei su tutto il territorio che non devono diventare di serie B. Temo anche una sorta di lombardizzazione del sistema sanitario veneto a vantaggio dei privati. Il mio voto è, quindi, contrario".

Per Stefano Valdegamberi capogruppo dell'Udc il piano ha un'apertura di credito da parte del gruppo in quanto in esso vanno riconosciuti principi condivisibili anche se le conseguenti scelte operative sono rinviate a successive deliberazioni sulle quali il Consiglio e la sua commissione potranno esprimersi con facoltà decisionale. Molto da fare - ha aggiunto Valdegamberi - c'è soprattutto negli aspetti più sociali dell'assistenza sanitaria e, a questo proposito, va detto che nuovi poteri attribuiti al Consiglio regionale indeboliscono quelli dei Sindaci. "Il voto dell'Udc - ha concluso Valdegamberi - sarà comunque di astensione a titolo, come ho detto, di apertura di credito ma che non sarà a tempo indeterminato".

Decisamente negativo il voto del "Gruppo Misto - Verso Nord" annunciato da Diego Bottacin secondo il quale il piano avrebbe dovuto anche e soprattutto scongiurare le ingerenze politiche sulla sanità, ridisegnare la mappa delle Ulss riducendone il numero, diminuire e riconvertire gli ospedali, razionalizzare e unificare i servizi per evitare sprechi, instaurare il principio dei costi standard. "Poiché niente di tutto questo è presente nel piano per evidente mancanza di coraggio - ha concluso Bottacin - il nostro voto su questo piano che consideriamo un clamoroso fallimento politico della maggioranza non può essere che contrario".

Laura Puppato capogruppo del Pd, anche rispondendo all'intervento di Zaia, ha ripercorso il lungo iter che ha portato a questo piano il quale - ha precisato - è decisamente caratterizzato da "luci e ombre", cosa che impedisce il voto positivo del Pd. I motivi delle perplessità del Pd - ha spiegato la capogruppo - risiedono, anzitutto, nella mancanza di coraggio nell'identificazione dei livelli essenziali di assistenza sociale sui quali parametrare i servizi sul territorio". "Un altro aspetto grave - ha aggiunto - riguarda l'abdicazione al ricorso all'addizionale Irpef, che sarebbe stato necessario proprio per contribuire alla realizzazione di servizi sociali più aderenti alle esigenze della popolazione e alle particolari esigenze delle varie aree del Veneto. C'è anche da sottolineare - ha continuato Puppato - che molto limitate continuano ad essere le risorse per la prevenzione e assai scarno il capitolo relativo ai modi per superare le liste d'attesa che, in tal modo, rimane un problema ancora tutto da affrontare". "Queste ed altre le zone buie - ha concluso - sulle quali nei prossimi mesi bisognerà concentrarsi per far luce e contestualmente sarà necessario impegnarsi per la definizione delle schede che fisseranno le dotazioni e l'articolazione dei servizi sanitari dei singoli ospedali". Per Pietrangelo Pettenò(Federazione della Sinistra veneta) le scelte di 'governance' fatte dal piano sono ambigue, perché non fanno chiarezza tra competenze della Giunta e quelle del Consiglio e finiscono per travalicare i rispettivi ruoli istituzionali. "Al centro della discussione sul piano non ci sono stati i cittadini e il miglioramento dei servizi - ha detto Pettenò - ma solo la gestione del potere in un settore che vale 8,6 milioni di euro. In questo piano è mancato il coraggio della classe politica veneta, che non ha saputo tagliare burocrazia e migliorare i servizi".

Dario Bond, capogruppo del Pdl, ha evidenziato il fenomeno della mobilità dei pazienti veneti verso le strutture sanitarie di altre regioni. "La mobilità ospedaliera - ha avvertito Bond - rappresenta il termometro della sanità veneta. L'eccellenza della nostra sanità ha evidentemente alcune lacune: il piano non definisce, ad esempio, dove i pazienti oncologici possono rivolgersi, non delinea una rete specifica per le cure oncologiche". Bond ha auspicato un accordo bipartisan sulla sanità, per fronteggiare l'annunciato taglio delle risorse da Roma: "Ecco perché è giusto affidare alla commissione - ha spiegato difendendo la scelta del Pdl di bocciare le richieste della Giunta - il potere vincolante sulle schede ed avere una figura di garanzia ai vertici della sanità veneta, nominata dal Consiglio".

Federico Caner, capogruppo della Lega, ha difeso il lavoro svolto dalla maggioranza, pur ammettendo che "sugli emendamenti presentati dall'assessore Coletto questa maggioranza non si è comportata molto bene". "Ma se ora approviamo il nuovo piano sociosanitario, a 16 anni dal precedente - ha detto Caner - è perché questa maggioranza è riuscita a fare riforme importanti , come lo statuto e il regolamento". Caner ha poi smentito i detrattori della classificazione degli ospedali in "hub & spoke", spiegando che la diversificazione in due livelli non sancisce una diversa qualità del servizio, ma assegna solo alcuni servizi in più alle strutture "hub". "Questo piano non chiude nessun ospedale - ha chiarito Caner - ne riconverte alcuni in strutture territoriali, valorizza gli operatori sanitari e sociosanitari e introduce le novità dei costi standard e delle reti cliniche (per urgenza-emergenza, oncologia, diabete, invecchiamento cerebrale e altre patologie complesse)". "Se coraggio è mancato in questo piano - ha concluso Caner - è stato sul numero delle Ulss. Ai veneti non interessa il numero dei direttori generali, interessano i servizi. E riduzione del numero delle Ulss non significa chiudere ospedali o diminuire i servizi, ma solo tagliare i costi della burocrazia".

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21 giugno 201

Piano Socio Sanitario. Sinigaglia (PD): piano debole, colpa ambiguità e divisioni maggioranza

 

E' negativo il giudizio che il consigliere regionale del PD e vicepresidente della commissione socio-sanitaria, Claudio Sinigaglia, da al nuovo Piano Socio Sanitario approvato ieri dall'aula. "Dopo 16 anni il nuovo Piano socio-sanitario nasce anche grazie al nostro contributo costruttivo dato tanto in commissione, quanto in Consiglio e che ha portato a significative correzioni nell'architettura del provvedimento. Ma il nostro voto contrario era inevitabile: troppe, infatti, sono le ambiguità del governo regionale, legate alle divisioni della maggioranza. Il risultato è che questo piano porta con sé una debolezza cronica, ovvero la massima incertezza su chi, come e con quali strategie guiderà d'ora in avanti l'intera macchina". L'esponente democratico rivendica il ruolo fondamentale del PD nel definire e migliorare alcuni aspetti cruciali come la trasparenza e la valorizzazione delle professioni sanitarie, senza dimenticare la decisione di rendere vincolante il parere della commissione sulla formulazione delle schede ed il fatto che la nomina del Direttore generale della sanità e sociale spetterà al Consiglio. Nodi che non a caso hanno portato ad uno scontro feroce all'interno della maggioranza. In conclusione, secondo Sinigaglia "il punto di scontro vero è stato tra chi vuole, come la maggioranza, un forte accentramento della Regione e chi, come noi, punta ad una decisa valorizzazione del terzo settore, dei Comuni e del welfare di comunità. C'è una massiccia dose di cinismo della giunta nei confronti di queste realtà. A parole dicono di voler potenziare il territorio, ma nei fatti vogliono solo ridicolizzarne il ruolo".

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21 giugno 2012

Piano Socio Sanitario. Pigozzo (PD): il lavoro non finisce qui. Massima attenzione alle schede

 

E' un giudizio non del tutto critico quello che il consigliere del PD, Bruno Pigozzo, da al nuovo Piano socio-sanitario regionale all'indomani della sua approvazione in aula. "Con il nuovo piano socio-sanitario - dichiara l'esponente democratico - non mancano gli aspetti positivi per la provincia di Venezia, raggiunti anche grazie alle correzioni ed ai miglioramenti ottenuti con i nostri emendamenti. Ma ci sono ancora numerose questioni aperte che dovranno essere affrontate con la definizione delle schede ospedaliere e territoriali. "Tra gli aspetti positivi il mantenimento dei parametri della specificità lagunare per Venezia e Chioggia ed il fatto che l'ospedale Civile veneziano sia stato inquadrato come ospedale di rete. Senza tralasciare che è stato confermato l'assetto territoriale degli ospedali di rete per acuti su più sedi per le aree di Dolo-Mirano e San Donà-Portogruaro". L'esponente democratico tuttavia sottolinea le zone d'ombra che hanno portato il PD ad esprimere il voto contrario all'approvazione del Piano. "Rimane irrisolta la questione relativa alla piena ed efficiente integrazione socio-sanitaria. Per non parlare dell'atteggiamento pregiudiziale della maggioranza verso il sociale, inteso come fonte di nuova spesa e non come area strategica su cui riorganizzare i servizi ed ottimizzare le risorse esistenti. Grave inoltre il loro rifiuto nel voler definire i Liveas (livelli essenziali di assistenza sociale)". Pigozzo si richiama quindi ai prossimi passaggi cruciali per il veneziano: "bisognerà fare chiarezza ed individuare, in sede di definizione

delle schede, le strutture intermedie per i post-acuti, il ruolo dei centri di Jesolo e Noale, la riorganizzazione e le funzioni delle strutture private di Mestre, Venezia e San Donà, le dotazioni standard del personale e delle attrezzature con i relativi finanziamenti. Non da ultima va risolta la questione del rapporto tra gli ospedali di rete e quello dell'Angelo di Mestre, struttura di riferimento provinciale: bisogna evitare il declassamento dei primi, valorizzandone invece il ruolo e le specializzazioni rispetto al polo ospedaliero provinciale. Dunque il lavoro non si ferma qui. Anzi, vanno moltiplicati al massimo l'attenzione e l'impegno, che da parte nostra non è mai venuto meno, per un confronto serio sul merito delle schede. Questo - conclude - per garantire ai cittadini risposte e servizi appropriati".

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19 giugno 2012

Piano Socio Sanitario. Padrin (PdL): legge importantissima, niente da stupirsi per contrasti

"Domani, mercoledì 20 giugno, il Consiglio regionale del Veneto approverà il PSSR 2012-2016 (Piano socio sanitario regionale) dopo un dibattito intenso e ricco di contenuti". Lo scrive nella sua newsletter distribuita in posta elettronica a migliaia di cittadini il presidente della commissione sanità del Consiglio regionale del Veneto, Leonardo Padrin. "La presenza di alcune polemiche e di qualche scontro - sottolinea l'esponente del PdL - non deve stupire perché questa è una legge complessa ed importante che regola la gestione di una partita di bilancio di 8,5 miliardi di euro, in un settore che occupa direttamente oltre 60.000 persone e risponde ai bisogni di salute di 5 milioni di cittadini. Questi i numeri della sanità veneta. Uno strumento strategico di prospettiva - ribadisce Padrin - che garantisce certezze agli utenti e rassicura dipendenti ed operatori. Siamo alla fase conclusiva della prima parte alla quale seguirà la definizione delle schede ospedaliere e territoriali. Strumenti questi ultimi che definiranno nei particolari le situazioni delle singole Ulss". Nel sito www.leonardopadrin.com sono disponibili tutti gli emendamenti approvati in aula con i relativi presentatori. Infine Padrin ricorda che sarà possibile seguire in diretta on-line la seduta di domani, mercoledì 20 giugno con inizio alle ore 11: anche dal suo sito parte un link al servizio "diretta video" del Consiglio regionale.

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21 giugno 2012

Piano socio sanitario: Azzalin (PD), troppi gli interrogativi senza riposta

 

All'indomani dell'approvazione da parte della maggioranza Lega Pdl del piano sociosanitario veneto il consigliere regionale del partito Democratico Graziano Azzalin interviene con un commento. "Abbiamo cercato - afferma - di far sì che questo Piano potesse essere il Piano di tutto il Consiglio per tutti i veneti, ma nonostante le significative modifiche che il Pd è riuscito a far passare, troppe sono ancora le incertezze. Alla fine c'è da chiedersi se davvero si tratta di una base normativa in grado di far prevalere l'interesse collettivo e la tutela dei soggetti più deboli. Per questo, non senza una buona dose di rammarico, ma nella consapevolezza di aver dato battaglia ottenendo anche risultati significativi, abbiamo votato no al Pssr che ha visto la maggioranza unita solo nel voto finale". "Il ruolo del Pd - aggiunge l'esponente democratico - è stato fondamentale per correggere alcune delle tante storture, ma le difficoltà dello schieramento opposto hanno impedito alcuni importanti ragionamenti nel merito, al punto che proposte evidentemente dettate dal buon senso e riconosciute come positive da parte della maggioranza, sono state respinte per colpa di logiche che esulano da un ragionamento complessivo sulla sanità veneta. Zaia ha detto che questo piano pone al centro il cittadino e che è un piano dell'efficienza e del coraggio. Purtroppo credo che sia vero proprio tutto il contrario" Da parte sua Azzalin ricorda di aver fatto la propria parte soprattutto con l'emendamento all'articolo art. 1 con il quale si chiedeva di inserire il Polesine, accanto alla montagna e alla laguna, tra le zone che presentano particolari specificità e necessitano, quindi, di particolare attenzione nella programmazione dei servizi sanitari. "Il piano sociosanitario è stato approvato - conclude Azzalin - ma ancora non sappiamo nulla sul numero di ospedali e sulle strutture intermedie, sul numero delle Ulss e, soprattutto, sul riparto delle risorse: ogni ulteriore commento è superfluo".

 

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21 giugno 2012

Piano socio sanitario: Lazzarini e Sandri (LN), fondamentale per il Veneto

 

Costi standard in Sanità, un nuovo Centro per la riabilitazione sul trapianto cardiaco nell'Ovest del Veneto, la rete di prevenzione del Diabete mellito e l'affidamento all' Azienda Ospedaliera di Padova del Centro regionale per l'invecchiamento cerebrale (CRIC). Sono questi i punti contenuti nel nuovo Piano Socio-sanitario che i rappresentanti leghisti in commissione Sanità Sandro Sandri eArianna Lazzarini definiscono "partite fondamentali per la Sanità regionale". "In particolare - dichiara Lazzarini - il Piano affida all'AO di Padova il CRIC, che ha lo scopo di coordinare i Centri per il decadimento cognitivo nel territorio, sviluppando percorsi assistenziali anche in collaborazione con Istituti internazionali d'eccellenza. Al CRIC spetta anche l'attività di ricerca, favorita dalla vicinanza all'Università, sua sede naturale; inoltre è necessario per chi vi opera una continua qualificazione professionale ed un costante aggiornamento, resi molto più semplici dal riferimento all'Azienda Ospedaliera di Padova. Ringrazio l'assessore Coletto per aver elaborato e portato ad approvazione un Piano che il Veneto attendeva da 16 anni, e che di fatto ridisegnerà la Sanità regionale". "Un rivoluzione nella gestione della spesa sanitaria, senza intaccare i servizi, scaturirà dall'applicazione dei costi standard per tutte le Ulss venete - aggiunge Sandri - E' sicuramente l'innovazione maggiore di questo PSSR, grazie alla volontà della Lega di applicare quel principio federalista purtroppo disatteso dal Governo centrale, ma ora possibile a livello territoriale". "Inoltre - precisa il già assessore alla sanità veneta - sono soddisfatto per il recepimento da parte dell'aula della mia richiesta di istituire un Centro di riabilitazione sul trapianto cardiaco anche nell'Ovest della regione. Infine, nel PSSR sono stati inseriti in toto i contenuti della Legge regionale 24/2011 sulla prevenzione, diagnosi e cura del Diabete mellito, della quale sono stato primo firmatario e che tra l'altro istituisce il Centro di riferimento per la malattia in età pediatrica". "Crediamo - concludono i due esponenti leghisti - che questo sia un Piano a lungo atteso che permetterà, sia con l'applicazione dei costi standard sia con una riduzione della burocrazia delle Ulss, di garantire ai veneti servizi sanitari d'eccellenza e spesa uniforme in tutto il territorio".

 

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20 giugno 2012

Veneto exhibition: Valdegamberi (Udc), come sprecare risorse pubbliche

 

"Veneto Exhibition, la società detenuta al 70% da Veronafiere e al 30% dalla Finanziaria regionale Veneto Sviluppo, a meno di un anno dall'insediamento del presidente tosiano Andrea Miglioranzi, è già in stato di liquidazione volontaria già del 24 febbraio scorso, come risulta dal registro delle imprese di Verona". Lo afferma, in una nota, il capogruppo dell'Udc in Consiglio regionale Stefano Valdegamberi il quale ricorda che Miglioranzi un anno fa annunciava gli ambiziosi programmi della società che si proponeva "come primo polo fieristico veneto attraverso la gestione di Venezia Fiere e l'organizzazione di eventi a livello nazionale e internazionale come Nautic Show, Venice Country Show, Nature, Bbcc Expo e Restaura". "L'idillio - osserva Valdegamberi- è durato poco. Dopo qualche mese la stessa società viene messa in liquidazione per perdite, si dice, superiori al milione di euro. Ma poiché si tratta di soldi pubblici è permesso sbagliare, senza pagare alcuna conseguenza"."Intanto - si legge ancora nella nota dell'esponente dell'Udc veronese - ci sono le tasse che servono ad appianare le perdite e gli errori degli improvvisati amministratori: l'aumento delle adddizionali, l'Imu etc. Veneto sviluppo spa, finanziaria della regione Veneto, che eroga con difficoltà risorse alle piccole imprese venete, non si pone nemmeno il dubbio nel finanziare in conto capitale, iniziative imprenditoriali fallimentari, quando queste vengono generate dalla politica e dalla pubblica amministrazione"."Chiederò alla Giunta con un'interrogazione - conclude Valdegamberi - di chiarire questa vicenda di spreco di fondi pubblici regionali".

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20 giugno 2012

Spesa pubblica. Pettenò (RSV): inutile eliminazione province

Il Governo non vuole razionalizzare l'amministrazione pubblica, ma solo fare cassa per avere liquidità da dare alle banche private e agli speculatori. Lo sostiene in una nota il consigliere regionale della Federazione della Sinistra Veneta, Pietrangelo Pettenò, commentando il decreto "Salva Italia" del Governo Monti, che prevede, tra le tante cose, che lo Stato e le Regioni, con proprie leggi, trasferiscano ai Comuni, entro il 31 dicembre 2012, le funzioni attualmente in capo alle Province, salvo le funzioni che dovrebbero essere acquisite dalle Regioni per assicurarne l'esercizio unitario. "Peccato - sottolinea l'esponente della FSV - che a giugno 2012 siamo ancora in alto mare per quanto riguarda tale trasferimento di funzioni. Come Rifondazione Comunista/Federazione della Sinistra Veneta - scrive ancora Pettenò - riteniamo indispensabile denunciare le forze politiche che sostengono Monti e il suo governo, che scientificamente stanno demolendo tutte le strutture rappresentative popolari. Prima si sono trasformati i sindaci in tanti Podestà, svuotando la rappresentanza nei consigli comunali, poi per alimentare il facile populismo si è deciso il taglio delle Province, senza nessun serio progetto di trasferimento delle competenze e di valorizzazione e ricollocazione delle professionalità esistenti. Occorre ricordare - precisa - che parliamo del futuro occupazionale e della dignità di oltre 56.000 dipendenti delle Province, il cui trasferimento ha costi stimati in 12 miliardi di euro, con conseguenze disastrose sui bilanci delle Regioni e dei Comuni. Come Rifondazione Comunista/Federazione della Sinistra Veneta riteniamo che, ai fini della diminuzione dei costi della politica l'abolizione delle Province sia una scelta pretestuosa: in base ai dati forniti dall'Unione Province d'Italia, su 813 miliardi di spesa pubblica complessiva nel 2011, le Province, con i loro 11 miliardi di euro, rappresentano l'1,35%. Non sappiamo se la Corte Costituzionale lascerà passare questa legge che viola apertamente la Costituzione, ma fin d'ora - conclude Pettenò - riteniamo comunque che la Regione Veneto non possa rimanere ad osservare con disinteresse la situazione, ma debba operare nei confronti del Governo affinché venga garantita la continuità operativa dei servizi oggi in capo alle Province, vengano garantiti almeno gli attuali livelli occupazionali e siano valorizzate le competenze e le professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori."

A cura dell’ufficio stampa del Consiglio regionale.

pdf button il nuovo piano socio sanitario 2012-2016 della Regione Veneto