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UN FRONTE COMUNE UNITARIO PER I DIRITTI E LE PRESTAZIONI

 

VENERDI 11 OTTOBRE 2013 – ORE 15,30 - PADOVA

SALA RIUNIONI SEDE ANFFAS PADOVA - Via Due Palazzi, 41 - Tel. 049/8901184  

 

INVITO AL CONFRONTO

 

 

La politica sociale e socio sanitaria della Giunta regionale cambia in peggio. Il sistema dei servizi viene privato dei finanziamenti necessari, le prestazioni vengono pesantemente ridotte escludendo di fatto dalla vita sociale le fasce più deboli della popolazione, la Cooperazione viene costretta a svolgere la propria missione di azienda sociale in condizioni proibitive a causa della spending review e delle gare d’appalto al massimo ribasso.  E’ un percorso che porterà ad una riduzione degli standard qualitativi e quantitativi ed alla richiesta  di compartecipare alla spesa in modo sostanzioso. Le famiglie sono stremate.

Quanto sta accadendo non è accettabile.

Il direttivo regionale della FISH ha deciso di chiamare alla mobilitazione le persone con disabilità e non autosufficienti e le loro famiglie. Nell’incontro di venerdì 11 presenterà e sottoporrà alla discussione degli aderenti e degli invitati una proposta di azione.

Siamo quasi al disastro economico ed è tutto più complicato, ne siamo consapevoli, ma non possiamo dimenticare che il governo Berlusconi ha azzerato il Fondo per le non autosufficienze e quello per le politiche sociali togliendo in un solo attimo a Comuni e Regioni le risorse di cui disponevano. La contabilità dello Stato è brutale: i Fondi Sociali nel 2008 erano pari a 2.526,7 milioni, nel 2012 sono scesi a 229,4 milioni. Nel 2013 il governo Monti ha invertito la tendenza ripristinando e incrementando i Fondi, che ora sono complessivamente pari a 775,9 milioni di euro. Una dotazione finanziaria ancora troppo esigua.  

Per il 2014 si prevedono altri salassi. Dal primo gennaio le prestazioni erogate dalle Cooperative Sociali non godranno più dell’IVA agevolata (4%). L’Assistenza ad anziani e disabili, i trasporti, l’accompagnamento, gli asili nido costeranno almeno il 6% in più, un aumento che graverà sulle famiglie o sulle casse esangui dei Comuni, che a loro volta ridurranno i servizi.

Le ULSS trattano la questione disabilità come un problema “tecnico-finanziario”: riducono i servizi per ridurre i costi. I Comuni (intesi come Comunità, piuttosto che come entità amministrative) sembrano passivamente accettare questo stato di cose. Anziché mettere in campo azioni qualificanti, così come avviene per le persone cosiddette "normodotate", per le quali è naturale fare quanto è possibile per garantire l'istruzione migliore, lo sport, il tempo libero, il lavoro, si rapportano alle persone con disabilità come ad un problema e lo affrontano come un costo da comprimere, non come un diritto umano e civile  da promuovere.

La recente istituzione dell’ICD, Impegnativa di Cura Domiciliare è la traduzione di questo modo di pensare. Si inventa un escamotage per comprimere il costo dei servizi domiciliari e porli a carico del Fondo sanitario nazionale con la veste dei LEA.  

L’assessore contro i servizi sociali, Remo Sernagiotto, profetizza sventure e lavora per realizzarle manifestando una radicale incompetenza e disinformazione nella materia . Per questo Va “sollevato” e vanno contrastate le sue insensate proposte, ma è necessario, soprattutto rivendicare un nuovo indirizzo delle politiche sociali e socio sanitarie, una nuova politica che guardi alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e che si proponga di attuarla, come legge prevede. Dobbiamo contaminare la società con la nostra presenza, renderci visibili, pretendere ascolto e attenzione dalle istituzioni e dalle forze politiche.

Non possiamo più tergiversare: la retta standard per i servizi, la lotta agli sprechi,  alle spese inutili e ai costi ingiustificabili  della politica, la riduzione del numero delle ULSS e dei troppi dirigenti, la domiciliarità, i piani individuali, le attività diurne, la vita dignitosa per le persone residenziali sono obbiettivi che devono ricevere risposte immediate. Non possiamo accettare modifiche peggiorative alle leggi regionali 22/2002 e 30/2009, già annunciate, che si propongono di definire livelli di assistenza riduttivi ed il carico di  nuovi oneri sulle famiglie. Tutto questo e’ regresso ingiusto e insopportabile.

INVITIAMO L’ASSOCIAZIONISMO, LA COOPERAZIONE SOCIALE E LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI A DISCUTERE DI TUTTO QUESTO INSIEME A NOI. UN CONFRONTO LIBERO TESO AD INDIVIDUARE LA STRATEGIA E LE AZIONI NECESSARIE AD IMPEDIRE UN RITORNO AL PASSATO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.

 

 

Il direttivo FISH veneto

1 ottobre 2013