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Pagheranno solo le imprese

Fornero: nessuna tassa per chi licenzia la colf

 

ROMA ? La notizia, due settimane fa, aveva fatto rumore. Un contributo da pagare all'Inps in caso di licenziamento della colf, della tata o della badante. Una somma che può arrivare fino a 1.450 euro e che serve a finanziare l'Aspi, la nuova assicurazione sul lavoro che con l'entrata in vigore della riforma Fornero prende il posto dell'indennità di disoccupazione. Ieri, però, dal ministero del Welfare hanno fatto sapere che per le collaboratrici domestiche il contributo non è dovuto. Dopo aver approfondito la questione i tecnici del ministero hanno concluso che la somma deve essere versata solo nel caso di licenziamenti fatti dalle imprese, e che quindi le famiglie restano fuori dal campo di applicazione della norma. Il problema era stato sollevato dall'Assindatcolf, associazione dei datori di lavoro dei collaboratori domestici. Anche l'Inps aveva confermato questa interpretazione sostenendo, come altri, che l'unico modo per eliminare il contributo fosse un decreto legge, strada però non percorribile a camere sciolte quando il governo deve limitarsi all'ordinaria amministrazione. Il contrordine di ieri è un colpo di scena che arriva dopo che negli ultimi giorni il caso era montato con le proteste dei sindacati ed era arrivato a lambire la campagna elettorale.

Salvia Lorenzo

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Pagina 22
(07 febbraio 2013) - Corriere della Sera

Ci siamo salvati grazie ad una precisazione del ministro Fornero. Fosse stato per l’INPS e per il suo direttore probabilmente saremmo finiti male. Le proteste, l’indignazione, l’intervento delle organizzazioni sindacali e datoriali sul Ministro ha prodotto la nota a fianco. Tiriamo un respiro di sollievo, non è gran cosa visto i tagli ai servizi sociali e tutto il resto, ma è certo meglio così. Ne parliamo perché anche questa storia, come tante altre, mette in evidenza la grande disattenzione e la non conoscenza, per non dire altro, dei problemi con cui che le persone con disabilità devono quotidianamente misurarsi.     

MOVIMENTO PER LA VITA INDIPENDENTE

PERSONE CON DISABILITA’ GRAVE -  REGIONE VENETO 

via Marghera 14 – 35123 PADOVA

Tel-Fax: 0458010436 - cell. 3496304936 – 3929746682

 Notiziario del 7 febbraio 2013

 un commento di Flavio Savoldi

dal primo gennaio 2013 per licenziare un lavoratore assunto a tempo indeterminato il datore di lavoro avrebbe dovuto versare all’INPS un nuovo contributo, in aggiunta a quelli trimestrali,  pari a 483,80 euro per ogni anno di anzianità lavorativa, fino ad un massimo di 1.451,40 euro. Anche in caso di licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, anche con un rapporto di lavoro  di poche ore settimanali. Non lo si sarebbe versato in caso di dimissioni del lavoratore o di risoluzione consensuale del contratto.

Se l'anzianità del lavoratore fosse stata inferiore all'anno si sarebbero conteggiati soltanto i mesi lavorati. A stabilirlo è stata la legge 92 del 18 luglio 2012 che ha messo sullo stesso piano le aziende e i datori di lavoro, persone fisiche, che assumono una “badante” o un assistente personale, una colf o una baby sitter. 

La legge 92/2012, che si propone di fornire qualche tutela in più a chi svolge tali mansioni, ha però fatto ricadere anche sulle persone disabili e sulle persone anziane non autosufficienti, che magari licenziano una persona perchè semplicemente non sono più in grado di pagarla, un nuovo e pesante onere finanziario. Un’assurdità, visto che vengono colpite le assunzioni a tempo indeterminato, che è quasi un invito al lavoro nero e perfino un invito al ricatto. Abbiamo avuto in pochi giorni esempi concreti sulle possibili conseguenze: “ se mi licenzi devi versare 1451 euro all’INPS, me ne dai 750 e mi dimetto”. Se il ministero non avesse precisato (vedi riquadro) la situazione sarebbe precipitata. Auguriamoci quindi che la precisazione sia sufficiente.

 Qualche riflessione sui fatti. In un rapporto di lavoro tra due persone fisiche deve necessariamente esistere anche un rapporto fiduciario, se per una qualsiasi ragione questo viene meno il rapporto di lavoro non può proseguire. E’ una verità che tutti possono comprendere. Non c’è giusta causa che tenga. Se poi il datore di lavoro persona fisica è in condizione di disabilità grave ed ha assunto un/una assistente personale le cui mansioni prevalenti sono di aiuto ed assistenza alla persona (evito di descriverle per non innervosirmi) è evidente che il soggetto da tutelare è in primo luogo la persona “non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita”.

Prendere atto di questo significa forse prevaricare i diritti di chi lavora, negare le tutele, non rispettare il contratto? Ci mancherebbe. Chi è parte del Movimento per la Vita Indipendente sa bene quanto la qualità della propria stessa vita sia strettamente collegata al modo in cui il lavoratore/assistente interpreta il proprio ruolo e svolge le proprie mansioni. Noi vogliamo che i lavoratori/assistenti siano in regola, con diritti e tutele ampie, sereni e possibilmente ben retribuiti vista la delicatezza del loro compito. Se questo oggi non avviene è perché chi ha governato e governa  questo paese ancora non capisce l’importanza del lavoro di assistenza, quello che contrattualmente si inquadra nel “livello CS” del contratto nazionale dei lavoratori domestici e che dovrebbe  essere sostenuto con provvedimenti legislativi adeguati, ad esempio sollevando i datori di lavoro - persone disabili gravi e persone non autosufficienti - dai contributi assicurativi, garantendo allo stesso tempo ai lavoratori la piena tutela sanitaria e previdenziale (che invece non c’è).  I lavoratori precari hanno bisogno di tutele vere non di esasperanti adempimenti burocratici e di insulse norme di legge.

Chi ha governato questo paese non sa in realtà cosa vuol dire disabilità, non capisce, non capisce proprio, e non è in grado di valutare le conseguenze pratiche di simili provvedimenti. E forse è anche un po’ colpa nostra che facciamo troppo poco per farglielo capire, che forse ci piangiamo addosso con troppa facilità, e che a volte utilizziamo l’alibi della disabilità per giustificare la nostra pigrizia mentale anche se, per la verità, è simile a quella di gran parte degli italiani senza apparenti disabilità.

BERLUSCONI E TREMONTI, AD ESEMPIO,  HANNO POTUTO AZZERARE I FONDI SOCIALI NAZIONALI DESTINATI ALLA DISABILITÀ E ALLA NON AUTOSUFFICIENZA PERCHE’ NON C’E’ STATA LA SOLLEVAZIONE DELLE PERSONE INTERESSATE. Siamo milioni di persone, potremmo essere una formidabile e potente lobby, ma non ne siamo consapevoli e alla fine non contiamo niente.

 La mattonata che siamo riusciti ad evitare non deve farci dimenticare che siamo oggetto di vessazioni quotidiane e che i nostri diritti continuano ad essere negati. Il taglio  dei servizi, dei LEA e degli extra LEA, le ipocrite verifiche dell’INPS sull’invalidità, i tentativi di ridurre le pensioni e le indennità sono tutt’ora in corso. Chi aveva scritto quella norma non si era reso conto di toccare la carne viva di persone costrette ad assumere un assistente personale, o la cosiddetta badante, per un certo numero di ore settimanali, oppure a tempo pieno e con convivenza per evitare di finire in qualche istituto: una morte civile anticamera del decesso.

Non è solo una questione di soldi, che pure pesano maledettamente. Le persone che sarebbero state chiamate a contribuire per garantire maggiori tutele ai disoccupati sono in gran parte prive di reddito o con redditi da fame e la loro assistenza è garantita da contributi economici pubblici. Una simile norma non aveva alcuna giustificazione e non aveva nulla a che vedere con il necessario sostegno alla disoccupazione.  Ne siamo venuti a conoscenza sette mesi dopo la sua approvazione, non sapeva niente nessuno, neppure le organizzazioni sindacali, che infatti sono intervenute sul Ministero. Chi sapeva è stato zitto, forse perché non aveva capito la gravità della cosa, forse perché condivideva.

Una stupidità deprimente cui è stato posto rimedio. Chi si è accorto della norma prima che l’INPS emanasse le disposizioni attuative ha urlato la sua disapprovazione e ci ha salvato.

Cerchiamo di urlare qualche volta di più, non può farci che bene.

 Flavio Savoldi 

L'Inps: colf e badanti licenziabili senza contributo aggiuntivo - Corriere Della Sera pdf button

Colf, no alla tassa di 40 euro al mese - La Stampa pdf button